MILANO METROPOLITANA


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Piano Strategico 14 marzo 2016
La MAPPA di Milano Metropolitana
Spesa corrente area metropolitana
Proposta di legge elezione diretta Sindaco e Consiglio metropolitano 
Milano in cifre

L'area metropolitana di Milano conta 134 comuni, 34 dei quali hanno meno di 5'000 abitanti.
I dispositivi di legge più recenti promuovono l'accorpamento di queste piccole comunità con altre limitrofe, per formare unità amministrative più popolose.
Lo scopo evidente è la razionalizzazione della spesa pubblica e la razionalizzazione della fornitura di alcuni servizi.
Questo processo, definito UNIONE di comuni, non riguarda soltanto i piccolissimi comuni, ma può essere esteso anche a comuni molto più grandi.
La città di Milano così come la conosciamo ha inglobato a suo tempo alcuni piccoli comuni limitrofi, che oggi conservano il nome originario come quartieri.
Gli obiettivi di ordine amministrativo (accorpamento di comuni) appaiono in conflitto con il senso di appartenenza alla comunità territoriale, per quanto piccola, e sono certamente in conflitto con il concetto di sovranità delle comunità territoriali, per quanto piccole.
Questo conflitto è tuttavia sanabile se partiamo dal riconoscimento della legittimità di ogni forma di autonomia locale, a condizione che i servizi avocati a se dalla comunità siano sostenuti a spese della comunità stessa, e non di altri soggetti. Infatti ciò che stimola una comunità ad associarsi ad altre è la razionalizzazione della spesa pubblica, rinunciando ad una sovranità di spesa in cambio di un risparmio fiscale derivante dalla condivisione di alcuni servizi.


IL PESO DELLA POPOLAZIONE SU OGNI AREA TERRITORIALE ED I PICCOLI COMUNI

I numeri ci dicono che il territorio metropolitano milanese, ex area provinciale, presenta una densità di popolazione fortemente decrescente verso la periferia, come è logico che sia, con una densità di popolazione pari a 7360 abitanti/km2 per l'attuale Comune di Milano, laddove un comune come Abbiategrasso ha una densità di soli 678 abitanti/km2. La popolazione complessiva dell'area ex provinciale è di circa 3,2 milioni di abitanti, di cui oltre 1,3 milioni sono concentrati nel comune di Milano.
Il comune più popoloso dopo Milano è Sesto San Giovanni, con una popolazione di 81'490 abitanti, laddove zona 1, la più piccola di Milano, tra le nove di cui è ostituita, conta da sola più di 96'000 abitanti.
Questi numeri ci dicono come esista uno squilibrio di fondo tra la struttura amministrativa centralizzata del Comune di Milano e le altre 133 strutture dei comuni dell'area.
Questo squilibrio è evidente sul piano del rapporto tra singolo cittadino e strutture amministrative a lui sovrastanti : in un comune di 684 abitanti come quello di Nosate il rapporto tra popolazione e Sindaco/strutture amministrative è quasi familiare, laddove a Milano il singolo cittadino si rapporta con una struttura che conta migliaia di dipendenti.
L'istituzione delle Municipalità milanesi al posto delle 9 zone, ha lo scopo di ridurre questo rapporto tra il singolo cittadino e la sovrastruttura amministrativa, accorciando la distanza sul piano della relazione democratica tra cittadino e potere istituzionale.

AUTONOMIA AMMINISTRATIVA ED IMPOSITIVA : DOVE INIZIA E DOVE FINISCE

Ripensare l'organizzazione amministrativa dell'area metropolitana richiede un ripensamento dei ruoli amministrativi che le singole comunità territoriali possono pensare di avocare a sé e dei ruoli che intendono invece delegare ad organismi territoriali più ampi.
Questa scelta è indissolubilmente collegata alle risorse economiche disponibili e, almeno su un piano teorico, il costo dei servizi strettamente locali e soggetti al governo territoriale dovrebbero essere coperti da autonomia impositiva locale.
Diversamente, l'attitudine locale non può che essere volta ad ampliare la sfera della propria autonomia di fornitura di servizi, dilatando la spesa pubblica a carico di una comunità più estesa di quella direttamente interessata all'utilizzo dei servizi stessi.
Oggi i trasferimenti statali e regionali ai comuni hanno un peso rilevante ed hanno effetti distorsivi sulle scelte di autonomia amministrativa, o meno, delle comunità territoriali.
Questo è il NODO principale da sciogliere, preliminare a qualsiasi progetto di riassetto amministrativo territoriale. Occorre studiare dei criteri oggettivi di assegnazione delle risorse alle comunità territoriali, correlati ad una fornitura di servizi che sia strutturale in rapporto al territorio e confinabile al suo interno.

LA DEFINIZIONE DEI COMPITI E DELLE RESPONSABILITA' DELLE COMUNITA'

Quanto detto in precedenza suggerisce l'urgenza di ridefinire i servizi pubblici che le amministrazioni territoriali sono chiamate a fornire in cambio della fiscalità, sulla base di principi di suddivisione dei compiti che siano uniformi e condivisi tra tutte le comunità territoriali dell'area.
La fase successiva deve prevedere la ripartizione dei trasferimenti pubblici statali o regionali alle amministrazioni municipali, tenendo conto delle fonti di entrata autonome che si possano riconoscere alle singole municipalità. Si tratta di materia complessa e suscettibile di produrre conflitti di ordine politico e civile.
Un esempio per tutti : i comuni di Assago e Buccinasco.
La spesa pubblica pro capite del Comune di Assago, adiacente a quello di Buccinasco, è pari al doppio rispetto a quello di Buccinasco. Alle spese corrispondono le entrate. Buccinasco conta oltre 27'000 abitanti ed Assago meno di 9'000. L'area è inurbata senza soluzione di continuità e nulla vieterebbe di unire i due comuni sotto il profilo amministrativo uniformando il livello dei servizi offerto su tutto il territorio, magari riducendo i trasferimenti statali o regionali e riducendo la spesa pubblica derivante dall'esistenza di due distinte amministrazioni con servizi sovrapponibili.
Se guardiamo alle spese correnti del Comune di Milano (consuntivo 2014) che ammontano a 2 miliardi e 664 milioni di €, possiamo notare come ben 838 milioni di € di tale spesa siano ascritti a servizi che, salvo maggiori approfondimenti, appaiono molto territoriali, quindi idealmente confinabili all'interno di comunità più ristrette di quella milanese complessiva.
Si tratta di una cifra importante che potrebbe rientrare nella discrezionalità di spesa delle nuove Municipalità, tanto sul piano impositivo come su quello dei servizi resi.

LO STATUTO DELLA CITTA' METROPOLITANA COME RISULTATO DI UNA VISIONE

Esiste uno Statuto della Città Metropolitana, ed esiste un piano strategico per l'area.
La lettura attenta dello Statuto mostra che è stato redatto in assenza di una precisa visione strutturale ed organizzativa dell'area.
Lo Statuto di una qualsiasi organizzazione dovrebbe definire con chiarezza i ruoli dei suoi organi, in funzione di un modello organizzativo scritto e ben descritto.
Niente di tutto questo. Il solo elemento che chiaramente emerge dalla lettura del documento è una visione di tipo “concertativo” tra i vari enti pubblici dell'area, preludio sicuro all'immobilismo, vista la complessità dei problemi e della ristrutturazione possibile ed auspicabile, un processo che, se avviato, potrebbe comunque durare parecchi anni.

HA ANCORA SENSO IL SINDACO DI UNA MILANO NON METROPOLITANA ?

Se è vero, ed è vero, che il territorio milanese è ormai suddiviso in 9 municipalità, strutturate con presidenze ed assessorati municipali, se è vero, ed è vero, che ciascuna nuova municipalità ospita una popolazione numerosa, superiore a quella di qualsiasi altro comune del territorio metropolitano, se come conseguenza di questi elementi le nove municipalità milanesi saranno a tutti gli effetti equivalenti alle altre del territorio, se è vero, ed è vero, che la cosidetta Milano diventa una delle così definite “aree omogenee” del territorio metropolitano, allora che senso ha che una di tali aree (Milano) abbia un sindaco e le altre no ?
Il sindaco eletto è, allo stato delle cose, anche sindaco del territorio metropolitano nel suo insieme, e dovrebbe a mio modesto avviso scegliere di essere, come la legge consente, il sindaco di tutti i cittadini del territorio, pur nell'anomalia di essere stato eletto soltanto da 1,3 milioni di aventi diritto, su una popolazione di quasi 3,2 milioni di abitanti del territorio.
Il suo ruolo dovrebbe essere a carattere “costituente”, imprimendo una svolta storica alla struttura amministrativa dell'area, e dovrebbe quindi occuparsi essenzialmente di questo, delegando alle nove municipalità milanesi i compiti istituzionali che sono stati sin qui propri dell'unica municipalità milanese.
Assumere questo ruolo implica una “visione” precisa del destino auspicato per questo territorio, che si traduca in una visione amministrativa ed organizzativa, da cui far discendere radicali modifiche statutarie ed una “road map” per un percorso pluriennale di ristrutturazione delle amministrazioni locali dell'area che proiettino Milano nel futuro, con gli effetti di trascinamento immaginabili su tutto il territorio lombardo e con un suo impatto anche su scala nazionale.

Franco Puglia


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